Il welfare a Bologna negli anni Settanta

Lunedi 14 Novembre 2022 presso il Quadriportico del complesso dell’ex Roncati – via Sant’Isaia 90 Bologna è stata inaugurata la mostra Il coraggio di cambiare. Il welfare a Bologna negli anni Settanta organizzata dalla Rete Archivi del Presente, una rete informale nata dall’iniziativa di alcuni archivi pubblici e privati bolognesi, interessati a collaborare su progetti di valorizzazione del patrimonio culturale. 

La mostra resterà aperta al pubblico dal 15 al 29 novembre, con ingresso libero lunedì-venerdì ore 9-19 e sabato ore 9-14

Accompagneranno la mostra 3 approfondimenti tematici:

  • 17 novembre, ore 16.30: Dalla scuola materna alla scuola dell’infanzia
  • 22 novembre, ore 17: Dal manicomio alla salute mentale territoriale
  • 28 novembre, ore 17: La pacifica rivoluzione di Nino Loperfido

All’apertura interverranno:

Luca Rizzo Nervo (assessore al Welfare e salute – Comune di Bologna)
Bruna Zani (Istituzione Gian Franco Minguzzi)
Mauro Maggiorani (Rete Archivi del Presente)

Gli anni Settanta rappresentano per Bologna un periodo di grandi sperimentazioni e di vere e proprie rivoluzioni nel campo del welfare, in particolare per quanto riguarda i servizi sociali, sanitari ed educativi.

Avvalendosi di una preziosa stabilità politica, coincidente con i mandati del sindaco Zangheri, si dà vita per la prima volta nel capoluogo emiliano a un sistema di servizi diffusi sul territorio in cui le esigenze dei cittadini lavoratori, e delle donne lavoratrici, vengono rappresentate in modo significativo.

Il processo di riforma prende avvio dall’interno delle amministrazioni locali, grazie al supporto di esperti del settore “prestati” alla politica, come i neuropsichiatri Alessandro Ancona e Nino Loperfido, anticipando di diversi anni, nel territorio bolognese, riforme che si stavano preparando a livello nazionale, come la legge di riforma sanitaria, la 833/78, che avrebbe istituito il Servizio Sanitario Nazionale, e la 180/78, la cosiddetta legge Basaglia che avrebbe portato alla chiusura dei manicomi.

Le chiavi di volta di questo rinnovamento sono state la partecipazione, il coinvolgimento attivo della cittadinanza, e, di pari passo, il decentramento amministrativo, che portò le istituzioni e i servizi sul territorio.

Il decentramento era stato istituzionalizzato a Bologna già nel 1960, con la suddivisione della città in 14 quartieri, portati a 18 nel 1966, momento della loro massima espansione. Alla fine degli anni Sessanta ogni quartiere aveva ormai stabilizzato la propria presenza sul territorio, nonché il proprio ruolo istituzionale attraverso la partecipazione alle decisioni più importanti della politica comunale.

Negli anni Settanta si sperimenta quello che viene definito il “secondo tempo del decentramento”, espressione con la quale si voleva sottolineare il passaggio più incisivo di poteri e di funzioni ai quartieri. Si assegnano ai quartieri nuovi compiti e funzioni in settori chiave come le politiche sociali, la cultura, la pianificazione urbanistica e il traffico.

Il welfare partecipato è il cuore di questi processi che investono i quartieri e che intrecciano in primo luogo i temi della scuola e della salute. Si assiste ad un profondo rinnovamento delle istituzioni scolastiche gestite dal comune, che non trascura nemmeno l’aspetto dell’edilizia scolastica e che porta alla creazione negli anni Settanta oltre che degli asili nido, anche di molte nuove scuole dell’infanzia, elementari e medie in tutti i quartieri cittadini.

Il percorso espositivo ripercorre quegli anni di riforme e di sperimentazioni, ricostruiti attraverso la documentazione conservata in alcuni importanti archivi pubblici e privati cittadini, selezioni in base a tre percorsi tematici: la scuola, la salute e l’ambiente

I documenti riprodotti in mostra sono molto variegati: fotografie, comunicati sindacali, riviste, giornali, delibere amministrative. Alcuni pannelli a parte sono dedicati ai manifesti conservati dall’Archivio storico comunale ma non solo, che per la loro preminenza numerica costituiscono quasi un percorso parallelo.

Fanno parte della Rete Archivi del presente:

  • Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna
  • Archivio di Stato di Bologna
  • Archivio storico della Regione Emilia-Romagna
  • Archivio storico del Comune di Bologna
  • Archivio storico della Città metropolitana di Bologna
  • Museo civico del Risorgimento di Bologna
  • Archivio storico “Paolo Pedrelli” della Camera del Lavoro Metropolitana di Bologna
  • Archivio storico CISL area metropolitana bolognese “Rino Bergamaschi”
  • Archivio storico della nuova sinistra “Marco Pezzi”
  • Fondazione Gramsci Emilia-Romagna
  • Archivio storico Unione Fotografi Organizzati
  • Archivio Unione Donne in Italia (UDI) sede di Bologna
  • Archivio di storia delle donne di Bologna
  • Istituzione Gian Franco Minguzzi
  • A.N.A.I. – Associazione Nazionale Archivistica italiana – Sezione Emilia-Romagna
  • Centro di documentazione Flavia Madaschi – Cassero LGBTI+ Center
  • Fondazione Ivano Barberini per lo studio e la divulgazione della storia e civiltà della cooperazione