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40 - LA RETE DELLE COOPERATIVE DI ABITANTI

Postato il 4 Giugno, 2015 da Vincenzo Marrone

logoNegli ultimi anni la questione abitativa è tornata a mostrarsi in tutta la sua problematicità e ad interrogare gli attori del settore – pubblici e privati –, sulle forme e le modalità con cui rispondere a nuove e vecchie forme del disagio abitativo. Il dibattito sull’abitare si articola oggi con elementi nuovi rispetto al passato, dati da profonde trasformazioni socio-demografiche, politiche ed economiche. Non meno importanti sono inoltre le spinte culturali che meriterebbero maggiori attenzioni nell’interpretare il rinnovato “bisogno” di abitare.

Se consideriamo l’housing sociale come osservatorio privilegiato per cogliere le trasformazioni dell’abitare, notiamo come la letteratura scientifica si concentri su quegli aspetti che segnano differenze significative rispetto al passato:

- Il gruppo dei beneficiari degli interventi è molto eterogeneo. Non si tratta di fasce di popolazione che versano in condizioni di povertà assoluta o relativa, ma di gruppi con diverse caratteristiche e estrazioni sociali, accomunate da un aspetto: la contemporanea impossibilità di accedere ad alloggi pubblici e di affrontare il mercato con le proprie risorse [1]. In questo senso il SH diventa un programma di politiche abitative orientato al ceto medio che appare sempre più in difficoltà. Il SH non affronta necessariamente la povertà ma si sforza di offrire strumenti importanti, come la casa a canone moderato o, se in proprietà, forme di agevolazioni all’accesso, per ridurre il rischio di impoverimento o di vulnerabilità economica e sociale del ceto medio.

- La struttura della governance nella realizzazione dei programmi e progetti di SH e nella loro gestione. In questa configurazione lo Stato è solo uno dei diversi attori che partecipano alla realizzazione dei programmi di SH. A questa articolazione orizzontale della sussidiarietà, si associa anche una verticale dove le competenze in materia abitativa passano dallo Stato alle Regioni che a loro volta indicano le linee di intervento ad amministrazioni ed enti locali.

Il carattere mirato degli interventi: con il passaggio delle competenze in materia abitativa dallo stato alle regioni, e con la riorganizzazione a livello locale-comunale, gli interventi e la progettazione abitativa sociale non risponde più ad una prospettiva “di ampia scala”, come per l’edilizia di massa, ma si compone di micro-interventi mirati, atti a rispondere, nella maniera più appropriata, ai bisogni dei cittadini/fruitori.

L’aspetto sociale inclusivo – per la popolazione beneficiaria e per il contesto urbano in cui si realizzano gli interventi – facilitato da pratiche di empowerment, volte a scoraggiare la formazione di ambienti di emarginazione e di stigma e a favorire percorsi di partecipazione democratica e la realizzazione di spazi pubblici fruibili collettivamente. Tali dinamiche rappresentano una pre-condizione di rigenerazione del tessuto sociale urbano.

I programmi di riqualificazione urbana ed architettonica, finalizzati alla riduzione del consumo di suolo e all’efficientamento energetico.

Il tema abitativo, di cui l’housing sociale rappresenta solo un aspetto, si muove entro uno spettro di condizioni molto differenti fra loro ma legate, alcune strutturali che risentono di trasformazioni demografiche ed economiche - anche gravi -, altre di natura culturale, sociale e tecnologica. Per questo la questione abitativa rappresenta sì una questione politica “problematica”, ma offre, se affrontata con lungimiranza e responsabilità, un’importante opportunità di edificazione sociale, investimento economico e partecipazione democratica.

Il 9 Dicembre 2013 nasce Abita.net, la rete di Cooperative di Abitanti, un coordinamento che prova ad affrontare i vari aspetti con cui si articola sia la domanda sia l’offerta abitativa. I soggetti che compongono il network rappresentano – nel contesto italiano – realtà socio-economiche particolarmente interessanti da osservare poiché coniugano requisiti specifici in risposta alle nuove domande abitative:

- Una struttura formale ed istituzionale di governance a cui partecipano i soci-abitanti;

- Capitali economici e patrimoniali in grado di fornire tutele a soci e creditori;

- Competenze tecniche per realizzare interventi abitativi, derivate da attività pluridecennali;

- Partnership consolidate nel tempo che si ramificano nei vari ambiti sociali;

- Un sistema di valori congruente, fondato sul principio della mutualità, atto a rigenerare la pratica cooperativa, abitativa e sociale;

- Una riflessione sulla trasformazione culturale che pone al centro della questione abitativa l’abitante, inteso come soggetto agente nel proprio contesto abitato.

Si tratta di soggetti che stanno affrontando le sfide della trasformazione dell’abitare attraverso un’elaborazione culturale nuova. In particolare facendo leva sul concetto di mutualità, assunta non solo come elemento fondante l’esperienza cooperativa ma anche come caratteristica che colloca il discorso dell’abitare al centro di questioni sociali più ampie.

L’operare mutualistico diventa “sussidiario” quando si realizza una collaborazione fra le cooperative di abitanti e soggetti pubblici istituzionali nell’edificazione di strutture dedicate (per esempio per gruppi di popolazione “deboli” come bambini, anziani e persone disabili), o servizi per i cittadini in generale, tendendo a favorire la costruzione di ambienti sociali inclusivi. Attraverso questa elaborazione e le varie forme di partnership, l’agire cooperativo si fa sociale, si estende cioè dalla pratica esclusiva orientata ai soci, alla comunità locale nel suo complesso. L’agire mutualistico diventa sociale estendendosi a gruppi di popolazione che non aderiscono direttamente alle cooperative di abitanti ma che beneficiano dei suoi effetti.

La mutualità è l’origine della cooperazione poiché definisce quel tipo di relazione che unisce i soci nella soddisfazione di bisogni comuni. Contemporaneamente la mutualità è un principio su cui si orientano le decisioni della struttura cooperativa ed è l’elemento che coordina il movimento cooperativo. Ma quando si parla di mutualità non bisogna solo considerare le dinamiche e le relazioni interne alla singola cooperativa e al movimento cooperativo. È necessario osservare come tale termine, declinato in solidarietà, sussidiarietà, partecipazione, diventi un elemento sociale generativo.

Analizzando i bilanci sociali dei soggetti coinvolti nella ReteAbita emerge come sia proprio la mutualità, il motore della cooperazione abitativa, al suo interno e all’esterno. Questo principio è ciò che, caratterizzando l’agire e il fondamento cooperativo, da una parte definisce i rapporti fiduciari e strumentali fra struttura e soci, dall’altra favorisce la genesi di percorsi sociali e comunitari virtuosi. Individuiamo infatti quattro macro-aree semantiche della mutualità:

a) Risorse: la mutualità è uno strumento per il raggiungimento di un obiettivo condiviso. In questo senso rappresenta uno spazio di risorse economiche, tecniche e conoscitive utili al raggiungimento degli obiettivi. Risorse che sono il risultato di un processo decennale di “accumulazione” di competenze, strumenti economici e patrimoni che, in un periodo di estrema difficoltà per il settore costruttivo, offrono tutele e garanzie ai soci iscritti e ai soci potenziali. In questo senso la mutualità è da intendersi come un solido fondamento su cui costruire e programmare interventi abitativi ma anche sociali.

b) Governance: racchiude l’aspetto organizzativo e direttivo della struttura cooperativa interna e dei rapporti con i soggetti istituzionali esterni. Una caratteristica importante della governance cooperativa sta nella partecipazione dei soci abitanti nei processi decisionali e ciò significa che le scelte e le istanze dei soci/abitanti possono condizionare il contesto abitativo in cui vivono. La governance non si esaurisce quindi nella forma organizzativa della struttura ma è da intendersi soprattutto come partecipazione dei soci, capacità di ascolto e possibilità di elaborare richieste degli abitanti ed intervenire in forme più efficaci ed efficienti. In quest’ ambito è molto importante favorire forme intermedie di partecipazione degli abitanti come quelle rappresentate dai comitati di quartiere e di caseggiato. La mutualità, secondo questa accezione rimanda alla sfera politica, alla capacità decisionale e alla modalità della partecipazione democratica.

c) Spazio Sociale: rimanda a tutte le pratiche mutualistiche che si svolgono in collaborazione o a sostegno di soggetti individuali e sociali non associati. In questo contesto la mutualità significa reciprocità e sussidiarietà e funziona come momento integrativo fra il mondo cooperativo e la società, sia essa espressione della società civile che di istituzioni. L’agire delle Cooperative di Abitanti è elemento costitutivo di benefici per il territorio e coesivo per le comunità.

d) Principi e Valori: rimandano al carattere fondativo della mutualità, la trasmissione del principio e la sua traduzione in opere concrete. Per esempio, il principio mutualistico è alla base della realizzazione di Cooperative Sociali che offrono servizi specifici alla collettività. In questo senso la mutualità significa orientamento culturale, simbolico e generativo. Simbolico-culturale poiché individua una caratteristica distintiva delle cooperative; generativo perché permette la nascita di nuove esperienze e pratiche solidaristiche, sociali e abitative.

Le quattro aree semantiche presentano spazi di sovrapposizione dei significati. Ciò sta ad indicare come la mutualità attraversi e congiunga continuamente le esperienze di governance, richiami un sistema di valori condiviso, si configuri come un sistema di risorse e favorisca lo sviluppo del territorio e delle comunità. È importante tenere ben presente cosa significhi questo aspetto poiché la mutualità non è solo governance, non è solo patrimonio e trasmissione intergenerazionale, non è solo un rapporto con i soci né, un principio ideale. La mutualità è, in fondo, qualcosa che unisce tutti questi aspetti. È il collante che tiene uniti questi elementi ed è contemporaneamente il mezzo che li mette in movimento e li integra. Il discorso elaborato dalle Cooperative di Abitanti ruota intorno al carattere integrante della mutualità. Porre l’attenzione sull’abitare, più che sull’abitazione, porta le cooperative a moltiplicare le accezioni della mutualità. Accezioni che ri-definiscono il discorso abitativo presentandone una multidimensionalità che non può più coincidere solo con l’offerta di un alloggio.

Un caso di particolare rilevanza, in cui è evidente come la mutualità cooperativa rigeneri il tessuto sociale, è quello offerto dall’esperienza dei comitati di quartiere. In un periodo di disimpegno politico, le esperienze di questi gruppi di abitanti rappresentano una componente civica importante e definiscono una concreta trasformazione dell’abitare con cui la pratica abitativa esce dal nucleo privatistico/domestico per caratterizzare e condizionare lo spazio pubblico. Le esperienze dei comitati di abitanti si configurano come pratiche politiche partecipative ed in questo esprimono una concezione matura ed attuale dell’abitare e delle sue trasformazioni socio-culturali. Rappresentano una modalità con cui abitare significa avere a cuore il proprio spazio abitato che non è solo quello privato ma è anche quello collettivo, pubblico e di cui si è – in parte – responsabili.

È alla luce di queste significative esperienze che, il discorso abitativo, oggi non può più esaurirsi nell’offerta di un alloggio ma, rimettendo l’abitante al centro del discorso abitativo, deve contemplare le condizioni in cui l’abitante si appropri e partecipi ad uno spazio collettivo rigenerando il sociale. Questo appare, al momento, la linea guida che la Rete delle Cooperative di Abitanti sta gradualmente elaborando e sviluppando, in risposta ad una profonda crisi del settore immobiliare e all’emergenza di una nuova e complessa domanda abitativa.

Vincenzo Marrone
dottore di ricerca in Sociologia presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna

[1] - Il social housing, attraverso la partecipazione e collaborazione di istituzioni, soggetti privati e non profit, svolge una funzione di interesse generale volta a promuovere la coesione sociale sul territorio, intervenendo prioritariamente su un’area di disagio sociale esclusa dai benefici pubblici per i più bisognosi e al contempo non in grado di accedere al mercato (Cittalia-Anci 2011).


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