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39 - Le cooperative nel quadro dell'economia sociale

Postato il 27 Marzo, 2015 da Guido Bonfante

logo Si suole spesso dire che le cooperative sono imprese sociali o più genericamente imprese che operano nel sociale. Queste affermazioni sono usuali nel mondo della cooperazione e in parte del non profit, mentre sono assai più rare e spesso contestate al di fuori di questi mondi. O tutt’al più si mostra una qualche condiscendenza in tal senso verso le cooperative sociali mentre meno facilmente nel comune sentire si fa credito di “socialità” al fatto cooperativo in sé.

E questo vale non solo per la persona comune colpito dai media su presunte o vere malefatte di cooperative operanti nei vari settori, ma anche per soggetti sul piano culturale particolarmente “attrezzati”. Alludo, ad esempio, alla stessa magistratura che nelle sue varie espressioni non è spesso affatto “tenera” verso la cooperazione esercitandosi in letture “restrittive”, ad esempio, della l. n. 142/2001 sul lavoro in cooperativa, facendo prevalere la disciplina lavoristica su quella della cooperativa, o restringendo l’ambito di competenza del giudice ordinario a favore del giudice del lavoro; o ancora, da ultimo, disconoscendo o limitando in ambito concorsuale il privilegio cooperativo così come previsto anche dalla recente legge di stabilità escludendolo in caso di corrispettivi dovuti a seguito di contratti di appalto.

E dove più in generale, come si diceva, vi è in questi atteggiamenti un sottinteso ed implicito disconoscimento della socialità cooperativa. Questo stato di cose è giustificato? Le cooperative sono o no imprese sociali? Spetta tale qualifica solo alle cooperative sociali? La risposta è complessa dipendendo da vari fattori quali il concetto più o meno esteso di impresa sociale, la varietà di ruoli e funzioni delle cooperative e conseguentemente le caratteristiche distintive dell’istituto, il “peso” nella valutazione collettiva del fenomeno delle “false” cooperative.

Ora non vi è dubbio che se si restringesse il campo dell’impresa operante nel sociale solo agli enti no profit, la cooperativa non potrebbe mai dirsi impresa sociale, mentre se si ampiano i confini all’impresa che opera per il soddisfacimento di bisogni della collettività le cose cambiano e le cooperative possono avere i titoli per considerarsi imprese sociali. Peraltro anche con questa visuale più ampia dell’economia sociale la configurabilità in questo perimetro della cooperativa può incontrare ostacoli in ragione del ruolo socio-economico svolto in concreto dalle cooperative che a sua volta si riverbera sulle caratteristiche identitarie dell’istituto. Seppure infatti la socialità è implicita in quelle esperienze cooperative che vengono incontro ai bisogni degli ultimi, essa è ugualmente riscontrabile in tutti quei casi di difesa da retrocessione sociale e di tutela di economia deboli o in difficoltà.

Diventa invece più arduo intravedere la socialità cooperativa nelle circostanze in cui la soddisfazione di bisogni dei soci si identifica con il perseguimento di interessi lucrativi il che determina, a sua volta, un impoverimento delle caratteristiche identitarie cooperative ridotte, ad esempio, al voto per testa. Il caso di questi tempi delle Banche popolari è a riguardo emblematico. Togliamo per intanto dal “piatto” la questione delle false cooperative. Si tratta in verità di questione oltremodo seria in quanto non vi è dubbio che quanto più il fenomeno è esteso, tanto più si alimenta l’ostilità verso il fatto cooperativo e comunque si “sporca” o se vogliamo si appanna in modo considerevole l’immagine dell’istituto come impresa sociale.

La vera questione ai nostri fini è però un’altra, ossia stabilire se esiste in teoria un’identità cooperativa che valga a far considerare questo istituto come impresa in senso lato sociale e se questa identità risulti in qualche modo presente nelle norme del nostro ordinamento. Se questa identità sussiste su questi due tavoli e in particolare nel secondo, la questione delle false cooperative è questione di volontà politica alla stessa stregua per cui esiste una vasta evasione fiscale e estesi campi di illegalità, ma ciò non consente di dire che la cooperativa non possa far parte attiva dell’economia sociale. Ma allora quale è l’identità cooperativa? E se esiste può dirsi che sia delineata dal nostro ordinamento? La risposta ancorchè non scontata si è sviluppata attraverso percorsi accidentati e controversi nel tempo, ma può dirsi in ogni caso affermativa.

Non è qui la sede per ripercorrere i dibattiti di economisti, sociologi e giuristi di tutto il mondo intorno al tema dell’identità cooperativa, né di ricordare il cammino dell’Alleanza cooperativa internazionale nel mettere a punto i vari principi identitari, o ancora di disegnare il complesso puzzle della disciplina giuridica cooperativa nei vari ordinamenti influenzati dai diversi ruoli economici e sociali che nelle varie realtà la cooperazione ha incoronato. Basterà qui ricordare in estrema sintesi, come si è cercato di dimostrare altrove, che la caratteristica identitaria della cooperativa è rappresentata secondo la vulgata dei paesi latini dalla mutualità –diversamente denominata altrove- ma che nella sostanza si esprime nella cosiddetta gestione di servizio al socio nell’ambito di una organizzazione societarie democratica e solidaristica. E dove queste tre regole hanno diverso peso e rilievo a seconda del ruolo economico e sociale che in concreto svolge la cooperativa.

E dove ancora, va specificato, gestione di servizio sta a significare che la finalità della cooperativa è quella di supplire a un bisogno del socio diversamente qualificabile (lavoro, beni) in questo assolutamente alternativa al soddisfacimento non di bisogni, ma di finalità lucrative quale è lo scopo delle imprese ordinarie. Ed è altrettanto ovvio che il soddisfacimento di questi bisogni ha una diversa valenza sociale a seconda della loro tipologia e destinazione, ma in ogni caso soddisfare bisogni piuttosto che remunerare capitali è di per sé il passaporto per far parte dell’economia sociale ponendo l’impresa cooperativa su un piano del tutto estraneo dall’impresa ordinaria. Sotto questo aspetto la cooperativa non è solo impresa sociale, ma può essere il punto di riferimento per esprimere un nuovo modello di impresa protagonista di un’economia più solidale, partecipativa e sostenibile.

Guido Bonfante


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