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28 - La cooperazione e la sfida culturale: L'Educazione cooperativa

Postato il 20 Novembre, 2014 da Franco Marzocchi

logoUna delle parole più usate in questi ultimi anni è, senza ombra di dubbio, “cambiamento. Per la cooperazione, a mio parere, in questa fase storica, cambiamento deve significare “riscoprire sé stessa”, ovvero, riattualizzare la propria funzione sociale. Per questo occorre aumentare la capacità di lettura e analisi delle prospettive evolutive della società, dei suoi bisogni e della nuova “domanda” a cui la cooperazione deve necessariamente rispondere.

In quest’ottica si dovrebbe maggiormente approfondire lo studio delle nuove sfide imposte dal cambiamento socio-economico che interessano e coinvolgono la cooperazione in alcune tematiche chiave come, ad esempio, la nuova imprenditorialità, l’evoluzione dei modelli di welfare, la produzione e la gestione dei beni comuni, l’ambiente e la sostenibilità, ecc.

All’interno di questa prospettiva,  ancora più  importante sarà mantenere vivo lo studio della storia, della tradizione e dei principi fondanti il movimento cooperativo in grado di indirizzare le nuove generazioni di cooperatori e i nuovi gruppi dirigenti.

In altre parole, una delle priorità che il movimento cooperativo italiano deve affronatre ora e nel prossimo futuro è la formazione del suocapitale umano, sia per  preservare l’identità cooperativa, che per affrontare l’evoluzione del contesto in cui le cooperative operano, introducendo elementi di innovazione e sviluppo strategico.

I percorsi formativi rivolti ai cooperatori, infatti, potranno e dovranno essere pensati sia come strumenti in grado di migliorare e sviluppare il modello cooperativo e la relativa struttura organizzativa, attraverso la diffusione e l’accrescimento delle competenze richieste, sia come elementi strategici volti ad avviare un processo di riconversione e aggiornamento delle competenze. (cd. change management).

Queste riflessioni accompagnano da sempre la storia delle cooperative e, allora, anziché riscrivere nuove argomentazioni, può essere più utile rinfrescare la nostra memoria  rileggendo, per riproporcelo, il Rapporto “Laidlaw” al Congresso dell'Alleanza Cooperativa Internazionale che si tenne a Mosca nel 1980.

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“ Si trascura l'educazione

Si riconosce ampiamente che la mancata educazione è un fatto largamente

diffuso in tutto il movimento cooperativo della maggioranza

dei paesi, e possiamo con una certa sicurezza dire che la maggior parte

dei sistemi cooperativi, eccetto che in alcuni paesi del Terzo Mondo,

è colpevole di omissione a questo riguardo. In molte cooperative

la questione dell'educazione è stata soprattutto l'entusiasmo del primo

momento: un'attività intensa e un grande interesse iniziali che però

sono andati gradualmente declinando. Mentre il mondo economico

entra nell'era cibernetica, in molti posti l'educazione è ancora ferma in

una sorta di età della pietra. Sono poche le cooperative che possono

dire che le spese per l'educazione sono cresciute con lo stesso ritmo

della crescita economica, e poche quelle i cui programmi educativi

hanno lo stesso vigore di una trentina di anni fa. Si è di solito molto

attenti alla necessità di accumulare riserve con cui fare fronte al rinnovo

delle attrezzature, ma spesso non si fa nulla per far fronte ad

aggiornamenti di un altro tipo, quello delle capacità umane. Una prossima

generazione di soci non riuscirà a capire che cosa è una cooperativa,

o perchè è sorta la cooperazione. Goethe ha detto: «Non si possiede

ciò che non si comprende».

In linea generale, non si può negare che l'educazione è stata danneggiata

dal fatto che è stata lasciata nelle mani del management, con

cui non ha niente a che fare. La responsabilità primaria, nel campo

dell'educazione, deve spettare al consiglio di amministrazione, ed il dipartimento

educazione o il personale insegnante dovrebbero avere un

rapporto diretto con la direzione. E l'educazione è una funzione specifica

che un presidente troppo impegnato di lavoro può delegare ad

un vice-presidente. In primo luogo, naturalmente, è compito del consiglio

stanziare un fondo per l'educazione, non attingendolo dagli utili

in modo discontinuo, ma come una funzione continua e permanente

della cooperativa. Nel secolo scorso, il grande economista politico J.

S. Mill disse: «L'educazione è un fatto desiderabile per l'intero genere

umano; per i cooperatori, è una necessità di vita».

Ma il quadro non è totalmente scoraggiante, e il fatto che l'educazione

sia trascurata, sebbene sia abbastanza vero, non è tuttavia generale:

resta una buona percentuale di cooperative, in tutti i paesi, in cui

programmi educativi ricchi di inventiva continuano a produrre frutti, e

cioè organizzazioni dinamiche, dirigenti capaci, e soci bene informati.”

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Franco Marzocchi


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