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23 - DIZIONARIO IRRITUALE DEI LUOGHI COMUNI SULLA GOVERNANCE NELLE COOPERATIVE

Postato il 16 Novembre, 2014 da Antonio Zanotti

logo L’11 novembre scorso Legacoop ha organizzato un incontro sul tema “Governance, partecipazione dei soci e dei lavoratori e relazioni industriali”. Raccogliendo le frasi più ricorrenti pronunciate in tema di governance, abbiamo compilato il seguente (irrituale) Dizionario dei luoghi più comuni (ed errati) sul tema.

1. Il problema della governance è una questione centrale da risolvere con urgenza. La discussione sulla governance nelle public companies è iniziata negli anni ‘980 e si è sviluppata nel decennio successivo attraverso l’emanazione di un numero incredibile di Codici di Autodisciplina. Questi Codici sono stati via via emanati da Società di gestione delle Borse valori; Governi statali; Associazioni di rappresentanza d’impresa e di ordini professionali; Associazioni di rappresentanza degli investitori. Il Codice di Autodisciplina di Borsa Italia è stato emanato nel 1999 e poi modificato nel 2006 e nel 2011. Nel 1995, in preparazione del Congresso dell’ICA di Manchester, il problema venne discusso in un gruppo di lavoro ad hoc, che non fu in grado di approvare una linea unitaria. Il documento finale testimonia le forti diversità di opinione. Il documento terminava invitando l’ACI a predisporre un Codice di governance sulla falsariga di quello approvato dalla Cooperazione inglese. Sono passati quasi 20 anni, ma né l’ICA né le Associazioni nazionali hanno approvato Codici di autodisciplina! (Le Linee Guida di Legacoop non vanno confuse con un Codice!). La governance è effettivamente un problema urgente? A mio avviso il motivo che spinse le public companies in questa direzione fu la comparsa negli anni ’980 di nuovi soggetti che, liberi di agire sui mercati finanziari a seguito della deregolamentazione dei mercati finanziari, rimescolarono le carte, attaccando il quieto vivere con cui le stesse imprese erano solite rinnovare i Consigli di amministrazione. Il Movimento cooperativo, a livello mondiale, non ha conosciuto nessun attacco del genere, per questo si parla tanto di governance, ma nessuno dei suoi protagonisti sembra così deciso a rimescolare le carte del quito vivere (in altra sede ho parlato di “effetto imitazione”).

2. La governance nelle cooperative è diversa dalla governance nelle public companies perché le prime perseguono lo scopo mutualistico e le seconde lo scopo del profitto. Innanzitutto come ha dimostrato P. Battilani in una ricerca per la Fondazione Barberini, il concetto di mutualità non è per nulla universale e, non a caso, non figura nei valori dell’ICA. Il concetto è stato a lungo discusso soprattutto dai giuristi, raggiungendo il compromesso, che lo scopo mutualistico consiste nel fornire bene o servizi od occasioni di lavoro direttamente ai membri dell’organizzazione a condizioni più vantaggiose di quelle che otterrebbero dal mercato (cd ‘gestione di servizio’). Dal punto di vista economico lo scopo mutualistico ha valenza se: a) è una variabile misurabile; b) è una variabile che rientra nella funzione di utilità del socio da massimizzare. Diversamente è un concetto con mera valenza sociologica o descrittiva, senza alcuna rilevanza economica (come, in effetti, mi pare sia). La (presunta) diversità di scopo, almeno in questi termini convenzionali, non giustifica l’affermazione iniziale, ma sembra una scusa per ritardare l’urgenza della risoluzione del processo.

3. La partecipazione dei soci è un punto fondamentale nella governance delle cooperative. Perfettamente d’accordo, ma occorre precisare cosa intendiamo per partecipazione. La partecipazione on the job non è una prerogativa cooperativa, come molte teorie manageriali dimostrano (vedi i Circoli di Qualità in Giappone). Né possiamo pensare che partecipazione significhi delegare la soluzione dei problemi gestionali all’Assemblea (assemblearismo). Partecipazione, dal mio punto di vista, non può significare che la preparazione di strumenti informativi che permettano ai Soci di scegliere con un minimo di cognizione di causa le persone più adatte alla carica di Amministratore. Quante cooperative pongono in votazioni liste aperte, piuttosto che liste chiuse per l’elezione del CdA?

4. La governance nelle cooperative è più complessa per via del voto capitario. Non mi pare un argomento convincente. Nelle grandi public company la proprietà è talmente diffusa e decentrata da sembrare un sistema di votazione per testa. Inoltre, come detto al punto precedente, il perno della governance, è il funzionamento del Consiglio di amministrazione. Il Codice di Borsa Italia, per esempio, è suddiviso in dodici capitoli, di cui dieci riguardano il Consiglio di Amministrazione. In fin dei conti nei Consigli di Amministratore il potere di voto è per testa e nessuno lo mette in discussione! L’atto partecipativo più rilevante per la cooperativa è la nomina del Consiglio di Amministrazione, per il quale il principio del voto capitario non mi pare rilevante; quello che veramente importa è l’informazione di cui dispongono i Soci per eleggere gli Amministratori.

5. Le cooperative non possono avere la stessa forma di governance perché la partecipazione dei soci è molto diversa da settore a settore. Che il grado di partecipazione sia diverso da settore a settore è una verità inconfutabile. Io ho sostenuto che il livello di partecipazione dipenda da due variabili: a) dal numero dei soci della cooperativa; b) dall’importanza dello scambio mutualistico nell’economia domestica del socio. Ma tutto questo non ha nulla a vedere con la governance. Il centro della governance è il rapporto fra Consiglio di Amministrazione e Top management, che non dipende né settore di attività, né dalla configurazione della base associativa.

6. Il sistema dualistico è più adatto alle cooperative perché traccia con maggior chiarezza il ruolo della proprietà rispetto al ruolo della gestione. Il sistema dualistico nasce e si sviluppa fondamentalmente in Germania sulla base di un particolarissimo rapporto fra Lavoratori- Sindacati-Azionisti. In Italia ha avuto, inizialmente, una certa fortuna, nel sistema bancario quando, a seguito di complessi processi di fusione, occorreva moltiplicare le poltrone! Poi, successivamente, è rientrato. Io credo che il sistema dualistico per le cooperative sia particolarmente pericoloso perché allontana la rappresentanza dei Soci (Consiglio di Sorveglianza) dal luogo decisionale del management (Consiglio di Gestione). Il sistema dualistico è destinato piuttosto ad aumentare le asimmetrie informative fra i due organi e quindi ad allontanare la partecipazione dei Soci.

Possiamo cominciare a discutere della governance nelle cooperative fuori da questi luoghi comuni? Me lo auguro sinceramente!

Antonio Zanotti


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