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11 - ORGOGLIO E COOPERAZIONE

Postato il 2 Ottobre, 2014 da Luciano Sita

logo Nel 1170 a Parigi, si stava costruendo la chiesa di Notre Dame. Il Re di quell’epoca, il giovane Luigi VII, andava di frequente ad assistere ai lavori e un giorno, vedendo gli scalpellini che lavoravano i massi per la costruzione , chiese a uno di essi che cosa stava facendo e questi gli rispose “ sto preparando un masso per un muro”, poco distante c’era uno scalpellino che lavorava con lena e il re gli pose la stessa domanda. Lo scalpellino lo guardò e gli disse” Sire, sto costruendo la chiesa di Notre Dame”.

Due risposte emblematiche di come ciascuno vedeva il proprio lavoro. Questo episodio, finito in qualche libro, è portato ad esempio nelle scuole di formazione come la differenza che c’è fra un lavoro generico e vissuto come un dovere e un lavoro vissuto con orgoglio. Parliamo del dodicesimo secolo, un periodo nel quale la fatica era la misura del lavoro e c’era ben poco spazio per la passione e l’orgoglio. Eppure quello scalpellino rispose che stava costruendo la Chiesa di Notre Dame esprimendo l’ogoglio del suo umile lavoro per l’abiettivo che si voleva conseguire Ho fatto questa premessa perché ritengo che l’orgoglio sia una leva formidabile per la costruzione e il perseguimento degli obiettivi del lavoro, di qualsiasi tipo esso sia.

Ma sia anche la leva per generare passione, innovazione e creatività. Quando una persona si immedesima negli obiettivi del proprio lavoro, partecipa attivamente a produrre valore aggiunto che non sta solo in ciò che si fa ma anche in ciò che con il fare si costruisce. Si creano quindi le condizioni per pensare al fare meglio,al fare in modo diverso e quindi ad arricchire la propria opera con l’ingegno.

Mi chiedo quanto diffuso oggi sia il valore dell’orgoglio del proprio lavoro. Nelle aziende eccellenti sicuramente di più che in altre. Molti operai della Ferrari saranno orgogliosi del proprio lavoro e non è un caso che quell’azienda sia all’avanguardia nella innovazione . Ho citato la Ferrari come esempio eclatante, ma credo che in tante altre aziende, soprattutto quelle medio piccole e di successo, chi vi lavora sia orgoglioso del proprio lavoro, al pari dell’imprenditore che investe e rischia per dare lavoro e produrre valore.

C’è da chiedersi quanto esteso sia questo sentimento, questo vissuto, nel movimento cooperativo. Una impresa di persone prima che di capitali, che fondandosi su valori che mettono al centro la persona, dovrebbe eccellere per presenza di soci e dipendenti orgogliosi di farne parte. Naturalmente le diverse forme di Cooperazione incideranno su questo valore. Infatti vi è diversità fra la relazione di un socio di una cooperativa di lavoro e uno di una cooperativa di consumatori o di distributori commerciali. Non altrettanto si può dire per chi lavora in una cooperativa.

Ciò nonostante l’orgoglio di essere soci di una cooperativa o di lavorare in cooperativa per realizzare gli obiettivi sociali che statutariamente sono definiti ha un valore crescente in un mondo che tende a misurare le relazioni solo sul piano economico. Non mi risulta che questo valore faccia parte di monitoraggi strutturati nel movimento Cooperativo se non nelle poche indagini di clima che qualche cooperativa svolge periodicamente Non è questione di poco conto perché l’eccellenza cooperativa trae origine anche dall’orgoglio, dalla passione dall’impegno e dalla creatività dei soci e dei dipendenti L’orgoglio dell’appartenenza, assieme alla diffusione dei valori etici può contribuire a quella distintività cooperativa che a sua volta contribuisce a generare vantaggio competitivo

E la mancanza di orgoglio dei soci e dei dipendenti per il lavoro in cooperativa può essere l’indicatore di qualcosa che non funziona fra socio o dipendente e cooperativa, fra socio o dipendente e struttura dirigente. Si potrà obiettare che chiamando in causa soci e dipendenti è una parificazione impropria, tuttavia entrambi partecipano a realizzare l’obiettivo sociale della Cooperativa , la diversità sta nello scambio mutualistico che qualifica il rapporto del socio con la Cooperativa.

Sarebbe utile lanciare un monitoraggio su questo valore in un campione di Cooperative di diversi settori. Potrebbero scaturire indicazioni utili per indirizzare attività di miglioramento o di recupero della situazione che dovessero palesarsi non positive.


Luciano Sita

 


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