Home » La Rivista » Dettaglio Articolo

08 - Collaborazione e opportunismo in cooperativa

Postato il 10 Settembre, 2014 da Giuliano Nicolini

logoIn molte cooperative ci si lamenta che non vi sia quella “naturale collaborazione” che ci si dovrebbe aspettare in imprese di questo genere. Ma la domanda vera è questa: perché i soci di una cooperativa dovrebbero collaborare fra di loro? Per quale motivo dovrebbero condividere lavoro, soldi e beni con gli altri soci? Normalmente si tira in ballo il fatto che ci si fida degli altri. Ma non è detto che questo sia un fattore indispensabile: la fiducia più spesso è una conseguenza della collaborazione, non la causa. Per collaborare con gli altri occorre avere di fronte la prospettiva di un rapporto di lunga durata. Quando sai che avrai a lungo rapporti regolari con altre persone, ti rendi conto immediatamente dei vantaggi che derivano dalla collaborazione, e che un comportamento opportunistico ti esporrebbe a ritorsioni e punizioni.  Come ha messo bene il luce Axelrod, la chiave sta “nell’ombra del futuro”: a farci collaborare è la prospettiva che ci sarà un futuro in cui ci si incontrerà nuovamente. Ma questa prospettiva da sola non basta: perché la collaborazione abbia successo, è necessario che le regole della cooperativa consentano di punire un comportamento non collaborativo appena si manifesta. Insomma, in una vera organizzazione collaborativa bisogna essere “disponibili, comprensivi, e pronti alla rappresaglia”. La cooperativa inizia ad andare in crisi quando vengono tollerati comportamenti opportunistici. Quando viene violato il patto fondante fra i soci, che prevede l’equa distribuzione di costi e benefici secondo il principio della mutualità. Quando qualcuno defeziona dai propri doveri e trae vantaggio dal fatto che gli altri fanno la loro parte. È opportunista chi si comporta da free rider, chi sfrutta le disuguaglianze informative a proprio vantaggio, chi si appropria in modo iniquo delle risorse comuni. È difficile che vi sia opportunismo quando vi sono forti valori ideali, identificazione con la mission istituzionale, diffuso controllo sociale. È più facile che nasca opportunismo quando sono presenti interessi troppo diversi fra i soci (ad esempio fra grandi e piccoli soci nelle cooperative agricole, o fra i soci fondatori e i nuovi soci nelle cooperative di lavoro), o quando i soci non si sentono responsabilizzati per la soluzione dei problemi comuni. Occorre presidiare con grande attenzione i processi di selezione in entrata (porta aperta non significa far entrare chiunque), sviluppare pratiche organizzative improntate al sostegno reciproco, alla condivisione di informazioni e responsabilità, alla diffusione della conoscenza, all’equità nell’accesso e distribuzione delle risorse.

Giuliano Nicolini

 


La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: www.fondazionebarberini.it

1 Commenti
  1. Rosa Conti on 15/09/14

    purtroppo non sono i soci minori ,o per meglio dire soci dipendenti,che non gli piace un certo tipo di collaborazione e responsabilità,ma ritengo che una parte di responsabili e capi area non hanno capito che il loro ruolo e di risolvere i problemi e di non causarne altri è vero non può entrare chiunque ,per lo meno in quei ruoli ci vorrebbe un'attenta selezione perchè gli interessi debbano essere uguali

Lascia il tuo commento